Stories from the Italian Poets: with Lives of the Writers, Volume 1 eBook

This eBook from the Gutenberg Project consists of approximately 338 pages of information about Stories from the Italian Poets.

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On the other hand, it may have been a mere heartless case of intrigue and folly.

But tradition is to be allowed its reasonable weight; and the probability is, that the marriage was an affair of state, the lady unhappy, and the brothers too different from one another.

The event took place in Dante’s twenty-fourth year; so that he, who looks so much older to our imaginations than his heroine, was younger; and this renders more than probable what the latest biographers have asserted—­namely, that the lord of Ravenna, at whose house he finished his days, was not her father, Guido da Polenta, the third of that name, but her nephew, Guido the Fifth.

* * * * *

No.  IIII

STORY OF UGOLINO.

  Non eravam partiti gia da ello,
  Ch’ i’ vidi duo ghiacciati in una buca
  Si, che l’un capo a l’altro era capello: 

  E come ’l pan per fame si manduca,
  Cosi ’l sovran li denti a l’altro pose
  La’ve ’l cervel s’aggiunge con la nuca.

  Non altrimenti Tideo si rose
  Le tempie a Menalippo per disdegno,
  Che quei faceva ’l teschio e l’altre cose.

  O tu che mostri per si bestial segno
  Odio sovra colui che tu ti mangi
  Dimmi ‘l perche, diss’ io, per tal convegno,

  Che se tu a ragion di lui ti piangi,
  Sappiendo chi voi siete, e la sua pecca,
  Nel mondo suso ancor io te ne cangi,

  Se quella con ch’ i’ parlo non si secca.

  La bocca sollevo dal fiero pasto
  Quel peccator, forbendola a’ capelli
  Del capo ch’ egli avea diretro guasto: 

  Poi comincio:  tu vuoi ch’ i’ rinnovelli
  Disperato dolor the ’l cuor mi preme
  Gia pur pensando, pria ch’ i’ ne favelli.

  Ma se le mie parole esser den seme,
  Che frutti infamia al traditor ch’ i’ rodo,
  Parlare e lagrimar vedrai insieme.

  I’ non so chi tu sei, ne per che modo
  Venuto se’ qua giu:  ma Fiorentino
  Mi sembri veramente, quand’ i’ t’ odo.

  Tu de’ saper ch’ i’ fu ’l Conte Ugolino,
  E questi l’ Arcivescovo Ruggieri: 
  Or ti diro perch’ i’ son tal vicino.

  Che per l’ effetto de’ suo’ ma’ pensieri,
  Fidandomi di lui, io fossi preso,
  E poscia morto, dir non e mestieri.

  Pero quel che non puoi avere inteso,
  Cioe, come la morte mia fu cruda,
  Udirai e saprai se m’ ha offeso.

  Breve pertugio dentro da la muda,
  La qual per me ha ’l titol da la fame,
  E ‘n che conviene ancor ch’ altrui si chiuda,

  M’ avea mostrato per lo suo forame
  Piu lone gia, quand’ i’ feci ’l mal sonno,
  Che del futuro mi squarcio ’l velame.

  Questi pareva a me maestro e donno,
  Cacciando ’l lupo e i lupicirui al monte,
  Perche i Pisan veder Lucca non ponno.

  Con cagne magre studiose e conte
  Gualandi con Sismondi e con Lanfranchi
  S’ avea messi dinanzi da la fronte.

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